lunedì 8 dicembre 2025

 


Emidio de Berardinis

presenta

VIA IGNIS...

https://open.spotify.com/intl-it/album/2z2jf1h7hZLQkrfMTNQPNe?si=KwqWYQ6cRNuauQai0eNOew

 

Via Ignis, il nuovo lavoro autoprodotto da Emidio De Bernardinis, non è un disco: è una fenditura. Un varco aperto in quello spazio interiore che siamo abituati a ignorare mentre scorriamo distrattamente lo schermo di uno smartphone. Dodici canti costruiti come altrettante stazioni di un percorso iniziatico, in cui l’ascoltatore non è invitato a “godere” della musica, ma a misurarsi con essa.

Il concept affonda le radici nell’immaginario simbolico degli Arcani Maggiori, in particolare nella figura dell’Appeso, archetipo del ribaltamento dello sguardo. De Bernardinis assume quella postura sospesa e la traduce in brani che rifiutano ogni tentazione di compiacimento: niente slogan motivazionali, nessun ritornello consolatorio, ma una scrittura che alterna ferocia e tenerezza, visioni mistiche e fenditure psicologiche.

La voce si fa deserto, talvolta abisso, talvolta preghiera. Le parole sono affilate, ma capaci di aprire spiragli luminosi in chi accetta di lasciarsi “fermare” da queste tracce che non accompagnano: deviano, disturbano, spogliano. È un album che predilige il fuoco alla forma, l’urgenza alla levigatezza, e proprio per questo colpisce come un rito di passaggio.

Via Ignis è un invito alla disobbedienza interiore: una chiamata a spegnere l’automatismo del quotidiano per riaccendere il centro della coscienza. Ne si esce scossi, forse stanchi, ma più lucidi. Un disco che non cerca consenso, ma risveglio. Da attraversare con cautela, magari in ginocchio — ma con la promessa di rialzarsi diversi.

 

Piacere di conoscerti Emidio, ci parli un po’ di te e della tua relazione con “Via Ignis”?

 

Il piacere è mio! Anzi, grazie di cuore per lo spazio che mi dedicate.
“Via Ignis” non è soltanto un disco: è una parte di me che ha deciso di manifestarsi senza veli. Nella mia più recente storia di cantautorato ho attraversato silenzi necessari, zone d’ombra e di luce, caos e riordino interiore, perché la vita mi stava preparando a un linguaggio nuovo, più essenziale e coerente a chi sono oggi.

La fiamma di “Via Ignis” è nata così: come la risposta ad un “Appello” squisitamente personale!

Ho realizzato, coscientemente, che ciò che cercavo fuori era già acceso dentro, e quel fuoco chiedeva di essere riconosciuto, gestito e offerto al mondo.
Il disco è diventato una sorta di rito personale: un viaggio verso la libertà dallo sguardo meccanico, dai programmi che per decenni mi hanno governato senza che io me ne sia mai accordo davvero.

 

Questo è il tuo primo lavoro come “solista”. Come mai la scelta di un disco?

 

La solitudine creativa è arrivata come effetto collaterale dello scioglimento degli Hoka Hey, il gruppo con cui ho prodotto musica fino ad un paio di anni fa, ma oggi la considero causa primaria della mia necessità artistica di aderire coerentemente e responsabilmente a chi sono, qui ed ora.

Ho sempre cantato con altri, condividendo ispirazioni e progettualità; ma a un certo punto la mia Essenza, e con essa, la mia voce hanno chiesto una dimensione creativa più intima e personale.

Il disco “Via Ignis” è il risultato tangibile di un lungo processo meditativo e trasformativo attraverso cui posso raccontare una parte del cammino interiore da me intrapreso, che negli ultimi anni si è fortemente intensificato.

In un brano singolo non si può trasferire che una “scintilla” del viaggio ma in un intero album, composto peraltro da 12 brani (numero fortemente simbolico) si può tentare di offrire l’intero incendio!
Sentivo la necessità di un contenitore ampio, di un territorio in cui la mia ricerca interiore potesse respirare senza compromessi. E “Via Ignis” è il risultato!

Come è nata “Via Ignis” e come è stata percorsa la via della sua realizzazione?

Via Ignis” è nata in un luogo immaginario che somiglia vagamente ad una sorta di eremo interiore.

All’inizio c’era solo un’immagine: un sentiero che bruciava ma non riusciva a consumare totalmente il materiale superfluo, o meglio, il residuo di un ego ormai insofferente e stanco.

Poi sono arrivate le prime melodie, come piccole fiammelle timide ma ardenti! La realizzazione è stata un percorso lento, perché non volevo manipolare in alcun modo la creazione artistica: desideravo ascoltare ciò che le ispirazioni giunte come sorprendenti e impagabili doni, avevano da comunicare, in primis, a me stesso.

Ogni brano è collassato nella materia in modo organico, come se emergesse da un punto della coscienza che avevo, troppo a lungo, trascurato e ho camminato la nuova esperienza con pazienza e fiducia, lasciando che la musica mi guidasse.

Per questo mi piace dire che “Via Ignis” non l’ho scritta ma l’ho attraversata.

So che hai stampato anche delle copie fisiche, lavorate a mano con tuoi dipinti originali. Ce ne vuoi parlare?

Sì, è stata un’intuizione naturale, spontanea e quasi inevitabile:
viviamo in un’epoca digitale e, per certi versi, immateriale, quindi, sentivo il bisogno di restituire alla musica un corpo … sostanza artistica! Ho dipinto ogni immagine associata ai vari brani come se fosse un’icona personale: una piccola reliquia di colore, simbolo della stessa fiamma che attraversa tutto il progetto. Ogni canzone è diversa, perché porta una vibrazione unica, quindi, l’ho associata ad un’immagine pittorica scaturita da un gesto irripetibile della mano. Il tocco fisico, la materia, il colore: sono meravigliosi ponti tra la dimensione “densa” e quella più sottile del “sentire” (che non a caso, è un verbo che si presta a molteplici interpretazioni)!

Mi piace pensare che chi possiederà l’opera artistica completa nella fisicità, avrà tra le mani non tanto un oggetto, ma una simbolica soglia di passaggio coscienziale.

Chi è Emidio, oltre questo progetto?

(Permettimi di sorridere prima di rispondere) Una domanda semplice e immensa!
Credo di essere un viaggiatore della percezione, un essere umano che riesce ancora ad osservare il mondo con occhi sempre un po’ stupiti.
Amo il silenzio, la natura, e tutto ciò che vibra oltre le mere apparenze e che riesce a stimolare il mio contatto cosciente con il mistero e la Bellezza.
Sono una persona che tenta, ogni giorno, di liberarsi da ciò che non è essenziale … dalle innumerevoli illusioni del mondo.

La musica è uno strumento portentoso attraverso cui riesco ancora a “creare” portando qualcosa di veramente “nuovo” laddove il vecchio, con le sue marmoree radici, ingabbia le coscienze umane nel gioco dell’imitazione, delle falsificazioni e delle ripetizioni sterili che tolgono il respiro alla sacralità della Vita. Non vivo di sola musica, anche se amo farmi accompagnare da lei per vivere armoniosamente ogni mia esperienza professionale, familiare e sociale.

Grazie per il tuo tempo, se vuoi lasciarci un’ultima “risposta” libera…

Ancora, grazie a voi!

Vorrei concludere questa intervista con una breve considerazione che mi auguro possa richiamare l’interesse dei lettori: siamo tutti attraversati da una fiamma, anche quando non la percepiamo. A volte basta fermarsi un istante, respirare, e riconoscere che la nostra vita non è una semplice successione di giorni, ma una straordinaria opportunità di conoscersi per scoprire l’Immenso in noi.
Se Via Ignis riuscirà ad accendere anche solo una scintilla di questa consapevolezza in chi ascolta, allora il viaggio sarà compiuto.

 

lunedì 1 dicembre 2025

 

Atom Lux

Voidgaze Dopamine Salad

https://open.spotify.com/intl-it/album/64Y8KzprtJzLOStLQP7kCS?si=0ho9aKmaQLS0htE_uacqig

 

Descrizione Album

Con il suo album di debutto Voidgaze Dopamine Salad, Atom Lux (in parte Lucio Filizola) intraprende una turbolenta esplorazione ai confini del rock psichedelico contemporaneo.

Atom Lux nasce dal desiderio di abbracciare l’instabilità come motore creativo. Invece di scegliere un solo linguaggio musicale, Filizola intreccia psych rock, alternative, garage, soft stoner e prog-pop, lasciando che si scontrino, si sovrappongano e si trasformino in qualcosa di fresco e unico. Il risultato è un album che sfugge alle definizioni, ma che al tempo stesso mantiene una forte coerenza: un multiverso caleidoscopico tenuto insieme dalla forza gravitazionale dell’energia rock più autentica.

Al centro di Voidgaze Dopamine Salad si incontrano gioco e apocalisse, visioni allucinatorie e strutture solide. I dieci brani poggiano su chitarre granitiche e riffose, synth frastagliati, voci sature e una sezione ritmica pulsante, mentre i testi spalancano porte su immaginari surreali e grotteschi: scimmie allucinate, fiumi di lava, universi frattali, singolarità cosmiche letali, conigli inebrianti, serpenti doppiogiochisti e danzatori isterici. Ogni traccia è un portale diverso, ma tutte insieme compongono un mosaico sonoro vivido e delirante, in cui caos e melodia convivono in tensione costante.

Pur non essendo un concept album, il disco porta con sé un filo conduttore forte: la sensazione di un’insalata di dopamina servita su un piatto fatto di lunghi sguardi nel vuoto, un banchetto frammentato e ipnotico di emozioni, visioni e distorsioni. Il titolo stesso riassume il paradosso che anima la musica di Atom Lux: un mix irriverente di ironia, psichedelia e inquietudine esistenziale, servito con l’energia ruvida e diretta di una live performance rock.

Con Voidgaze Dopamine Salad, Atom Lux si presenta come una voce nuova e riconoscibile nel panorama psych/alt-rock. Un lavoro eccentrico eppure curato, surreale ma radicato nella tradizione, che dimostra come il rock possa ancora reinventarsi quando viene filtrato da un’immaginazione senza confini. Più che un semplice debutto, è un invito ad entrare in un multiverso sonoro in cui ogni ascolto svela nuovi dettagli, nuove distorsioni, nuovi modi di guardare nel vuoto.


1.            Voidgaze Dopamine Salad è un debutto molto particolare: da dove nasce l’idea di abbracciare l’instabilità come motore creativo?

Credo che in generale l’eccesso di stabilità, in termini di idee, opinioni, approccio alla realizzazione di progetti di qualsiasi genere, possa risultare - in una certa misura - un freno. Anche volendo fare un’analogia cinematica, un oggetto in equilibrio stabile, anche se perturbato dall’esterno, torna poi al suo stato iniziale – non va da nessuna parte. La creatività ha bisogno di dinamica, movimento, per questo motivo ricerco sempre qualche forma di instabilità nel mio processo creativo.

 

l'intervista

2.            L’immaginario del disco è pieno di creature surreali e visioni grottesche: come si sviluppano queste immagini nei tuoi brani?

Sono stato sempre affascinato da tematiche surreali e grottesche, soprattutto se associate ad un contesto ironico/umoristico (per citare un esempio nella letteratura, Arthur Conan Doyle, o nel cinema/televisione, il gruppo di autori comici Monty Python) e in qualche misura mi viene spontaneo andare a ricercare in questo mondo le visioni, le immagini e i personaggi da calare all’interno delle mie canzoni, facendo acquisire loro in alcuni casi un vero e proprio valore narrativo, in altri lasciandole aleggiare  in una trama astratta, che ha alla base un’idea di fondo, ma che non si sviluppa in modo lineare in uno storytelling.

 

3.            Nonostante la varietà di linguaggi, l’album risulta molto coerente: qual è la forza che tiene tutto insieme?

Credo che uno dei collanti che fornisce coerenza all’album sia proprio – come dicevo - la mia passione per le tematiche surreali e grottesche, ma oltre a quello, su un livello più musicale e meno tematico, c’è sicuramente anche il sound che ho ricercato, che non è detto che in futuro non cambierà (anzi quasi sicuramente evolverà), ma che in questo mio primo lavoro ha assunto un’identità ben definita.

 

4.            Ogni traccia sembra un piccolo cortometraggio psichedelico. Come costruisci questi “portali” sonori?

Nella maggior parte dei casi mi piace costruire i brani attraverso una stratificazione, in modo incrementale, spesso partendo da un’idea grezza di chitarra, tastiera o di melodia vocale, lasciandomi trasportare senza pre-strutture, strato dopo strato, fino ad arrivare a qualcosa che mi piace (o che va a finire nel cestino). Questo è anche legato al fatto che sono da solo a fare tutto, dalla scrittura, agli arrangiamenti, fino alle registrazioni e al mix. Ho trovato un mio equilibrio in questo processo e ci sguazzo con piacere.

 

5.            Dopo anni di pausa e la fine dei Möbius Project, cosa ha rappresentato questo disco per te?

Per quanto suoni cliché, e per quanto io non sopporti i cliché, il disco rappresenta una sorta di formalizzazione di una mia rinascita musicale, dato che ufficialmente il mio unico lavoro discografico - oltre a Voidgaze Dopamine Salad - è stato proprio il disco pubblicato con i Möbius Project. In mezzo, tra la fine dei Möbius e l’inizio del progetto Atom Lux, ho continuato a suonare e a scrivere canzoni (che probabilmente non vedranno mai la pubblicazione, questo non lo so) ma sempre solo per me stesso, senza condividerle neanche sui social.

 

6.            Ti senti parte di una scena psych/alt-rock contemporanea o preferisci restare fuori da qualunque definizione?

Il progetto è attivo dal vivo relativamente da poco tempo (la prima esibizione dal vivo risale a gennaio 2025) quindi probabilmente servirà ancora un po’ di tempo per addentrarci più a fondo nella scena psych/alt-rock contemporanea (ci stiamo dando da fare in tal senso). In generale non sono grande fan delle definizioni, soprattutto di quelle strette – quindi anche se qualcuno volesse etichettare il nostro genere come “post-rock di betulla acrilica cotta a bassa temperatura in pentole di vanadio” mi andrebbe benissimo, a patto che questo ipotetico ascoltatore/etichettatore apprezzi la nostra musica. Mi rendo conto però che le definizioni in qualche modo sono essenziali per un primo indirizzamento dell’ascoltatore (per intenderci, sconsiglierei il nostro disco ad una persona che – per qualche strano motivo - voglia ascoltare esclusivamente musica tradizionale Tuvana).

 

 

7.            Qual è stata la sfida più grande nel trasformare l’home recording in un album compiuto?

La sfida principale sta nel fare in modo che il prodotto finale non abbia un sapore di “bedroom-rock”, cioè che i brani finiti, all’ascolto finale, risultino professionali e di qualità. Ovviamente quando tutto viene prodotto in casa, il rischio di una qualità inferiore c’è, soprattutto se come metro di paragone si prende uno studio da centinaia di migliaia (se non milioni) di euro, ma con un (bel) po’ di pratica, procedendo anche per prove ed errori (soprattutto per uno come me, che partiva da nozioni di tecniche di registrazione e missaggio praticamente nulle) si può ottenere un risultato di buona qualità. In generale comunque rimango dell’idea che la qualità di scrittura/composizione – banalmente della musica - abbia un valore maggiore della qualità di registrazione (avete mai ascoltato una registrazione di Robert Johnson, o in generale dei pioneri del blues di quasi un secolo fa? La qualità è una cosa imbarazzante, eppure - un secolo dopo - la loro musica non è dimenticata.)

 

8.            Che ruolo ha avuto l’ironia nell’equilibrio tra gioco e apocalisse che attraversa il disco?

Vedo l’ironia come un elemento fondamentale da includere in tutti gli aspetti della vita, e di conseguenza anche nella musica. Anche i temi più seri possono solo diventare più interessanti e accattivanti se conditi con la giusta dose di ironia. Riascoltandomi in testa mentre dico queste cose sull’ironia, quasi fossero delle lezioni di vita (scusatemi) mi sto dando fastidio da solo per quanto serioso sembra il mio tono, il che è ironico..mi fermo.


martedì 18 novembre 2025



Piaggio Soul Combination feat. Diane Kowa – Allnighter Material

ASCOLTA E COMPRA IL VINILE DA QUI

https://www.areapirata.com/en/prodotto/diane-kowa-the-piaggio-soul-combination-allnighter-material/

In un panorama italiano dove il soul è spesso confinato ai margini, i Piaggio Soul Combination continuano a difenderne la bandiera con coerenza e passione. Il collettivo toscano, che da anni porta avanti un progetto dal respiro internazionale, torna con Allnighter Material, un album che ribadisce la loro vocazione vintage e il loro amore per la musica nera degli anni d’oro.

A impreziosire il nuovo lavoro è la presenza di Diane Kowa, giovane cantante di origini africane al suo debutto discografico: voce profonda, graffiante, piena di energia e di luce. Insieme, danno vita a dieci tracce che si muovono con naturalezza tra soul, funk, R&B e Northern Soul, in un continuo omaggio ai suoni della Stax e della Motown.

I Piaggio non hanno l’urgenza di stupire con l’innovazione: il loro obiettivo è evocare, restituire il calore delle session in presa diretta, far rivivere il ritmo e la vitalità di un genere che non ha mai smesso di far battere i cuori. E ci riescono, grazie a un suono curato, autentico e privo di manierismi.

Allnighter Material è quindi un disco di mestiere e di sentimento, un viaggio nel passato del soul filtrato attraverso un’anima italiana, dove ogni brano sembra invitare a ballare ma anche a ricordare da dove tutto è cominciato.


martedì 11 novembre 2025

 

 

Rescue Zone presentano il video di Bed, un bellissimo concept video con atmosfere tra il dark e il sognante

https://youtu.be/5QdGz0M2Kmc?si=FSTgxb4s9jvoGavw

 

 

IL BRANO

Bed” si esprime in modo distaccato dalla persona e racconta la condizione che ognuno di noi vive dentro le proprie paure e insicurezze. Mostra come queste ci facciano sentire oppressi, inadeguati e costantemente in conflitto con noi stessi.

È una spinta alla ribellione, prima verso le nostre stesse gabbie interiori, per provare a uscire da quelle situazioni che creiamo con gesti istintivi e affrettati. Ci ricorda che tutto ciò di cui abbiamo bisogno va cercato ed ottenuto senza compromessi e paura.

Ogni riferimento rimanda a momenti di riflessione; ogni domanda cerca una risposta, senza sapere se sarà davvero quella giusta. Il brano racconta il passaggio dalla quiete apatica alla ribellione, nella ricerca di una risoluzione personale.

 

IL VIDEO

 

Il video di Bed si apre con una mano sanguinante e una camminata lenta, come se il pericolo fosse ormai alle spalle. È solo una tregua illusoria: ciò che inquieta dentro non ha mai smesso di muoversi. La cattura e il sacco calato sulla testa segnano il ritorno inevitabile di quelle ombre.

Su un materasso, il corpo giace con il volto coperto dallo stesso sacco. Mani che vagano ai lati sfiorano lo spazio attorno, presenze che tornano a manifestarsi e richiamano ciò che era stato messo a tacere.

Sul tavolo, circondato da figure mute,

una mano scivola dalladdome al volto: un contatto che rivela la verità nascosta, come se ciò da cui si fugge trovasse comunque il modo di manifestarsi.

Nel bagno, immerso nellabbandono, tutto si ribalta: chi tentava di fuggire diventa preda, e ciò che sembrava distante prende il controllo. Il trascinamento per i piedi legati e il cerchio rituale mostrano lesposizione totale alle proprie paure.

Nella sepoltura nasce un impulso di ribellione, un gesto istintivo per non lasciarsi inghiottire definitivamente. La corsa ritorna, tra cadute e riprese, fino alla stessa mano sanguinante che chiude il video, identica allinizio: il confronto con sé stessi non finisce, ritorna ciclicamente allo stesso varco.

 

 

BIOGRAFIA

 

I Rescue Zone si formano nel 2024, dallincontro tra cinque musicisti decisi a trasformare le proprie esperienze in qualcosa di autentico e potente. Tutto parte quando Emanuele, voce della band, contatta Nicola, bassista, nel settembre dello stesso anno. Con Andrea alla batteria – compagno di palco di lunga data di Nicola – e i chitarristi Alice e Raffaello, vecchi amici uniti dalla stessa urgenza creativa, la formazione prende rapidamente vita.

Le loro influenze diverse si fondono in un sound diretto, energico e moderno, dove melodia e impatto convivono in perfetto equilibrio.

A giugno 2025 pubblicano il primo singolo, Get Away”, seguito da Bed”, due brani che segnano linizio del percorso dei Rescue Zone: una band che mette al centro listinto, la coesione e la voglia di suonare senza compromessi.

 

 

giovedì 2 ottobre 2025

 

NIMBY

presentano il terzo singolo,

"3 ottobre"

tratto dall'album BARBARIE

 

Il 3 ottobre esce “3 Ottobre”, terzo videoclip e quinto singolo di Barbarie, ultimo album dei Nimby. Il brano, dal tono cantautorale, racconta la solitudine esistenziale e il desiderio di cambiamento di fronte a un mondo alienato e consumista, ma anche il rischio di cedere alla tentazione dell’“uomo forte”, possibile dittatore contemporaneo. Il videoclip, girato in un crudo bianco e nero, rinuncia all’estetica patinata per sottolineare il contrasto vita/morte e il dilemma morale del protagonista. La scelta del monocromo concentra l’attenzione su azioni e personaggi, disturbata però dalla presenza di dispositivi elettronici simbolo di distrazione di massa. Il personaggio, diviso tra sogno rivoluzionario e attrazione per il potere, è fragile nella sua solitudine e incline alla corruzione, riflettendo un’umanità che, tra simboli e rimandi storici, rischia di ripetere i propri errori.

Il video, un elegante clip in bianco e nero, che porta magicamente a livello visuale i contenuti della canzone, è stato realizzato dal regista Emanuele Spagnolo.

GUARDA IL VIDEO

https://youtu.be/xbk5QZp2MMg

IL TESTO

Oggi, mercoledì 3 ottobre,

ho deciso di fondare un movimento individuale

per la promozione di un nuovo giudizio universale

Ci ho riflettuto ieri, martedì 2 ottobre 

mentre ancora intorpidito provavo a rendermi la vita meno uguale

Che tristissimo eureka lui col suo pattume

Passo svelto e schiena dritta,

si liberava di un peccato consumista.

Una cacca di plastica, neanche troppo sola

invocava l’attenzione del testimone che era stato la sua gola

Dimmi che sei con me, anche quando non trovo le parole

Dimmi che sei come me, contemplatore della rivoluzione

 

Oggi, mercoledì 3 ottobre

ho deciso di affidare tutti sti sbagli alla pena capitale

Mi è balenato ieri, martedì 2 ottobre

mentre i saggi e i poveracci si masticavano boriosi le parole

Quasi quasi mi arrendo, resterei in disparte,

ma ho la smania di azzerare di giudicare il tutto per una parte

Dimmi che sei con me, anche quando non vedo più di un dove

Dimmi che sei come me, affascinato dal moderno dittatore.

 

BIOGRAFIA

Nata da un’idea del frontman Tommaso La Vecchia e del chitarrista Aldo Ferrara, la rock band esordisce dal vivo nel 2009 in Calabria, offrendo un sound autentico nel panorama indie alternative italiano. 

Il primo lavoro è l’Ep del 2010 "A glimpse of world seen thru the eyes of an old tree" forte della presenza musicisti della scena locale come Arco Parentela (4Gradi Brix, Gioman) al basso e Antonio Guzzomì (Meat For Dogs, Bretus) alla batteria.
Il primo LP della band è “Not In My Back Yard” del 2013, con la coproduzione di Fabio Magistrali (Afterhours, Marta Sui Tubi, Rosolina Mar, etc.). Nella formazione ci sono Gianluca Fulciniti (batteria), Stefano Lo Iacono (basso), Francesco La Vecchia (chitarra), Raffaele De Carlo (cori e flauto traverso); Le registrazioni, in presa diretta, vengono eseguite al MuSaBa. di Mammola (RC) parco-museo dell’artista internazionale Nik Spatari che ospita tutta la band nella sua splendida foresteria e concede l’utilizzo di ben tre opere pittoriche per l’artwork del cd.
Dopo la realizzazione del primo videoclip “Summer” nasce un’intesa col regista Matteo Scarfò che, oltre a realizzare il video di “Cinema” sceglie alcuni brani di “Not In My Back Yard” tra le musiche del docu-film “BOMB! Fantasia In Fiamme”, dedicato alla vita e alla poesia “Beat” di Gregory Corso.
Il secondo album, “NIMBY II” del 2018, è realizzato in coproduzione artistica con Manuele Fusaroli (Nada, Tre Allegri Ragazzi Morti, Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, Karate), registrato e mixato al Natural Headquarter Studio di Corlo (FE) con l’assistenza al banco di Federico Viola.  A sostiuire Gianluca Fulciniti c’è Simone Matarese (Meat For Dogs, Bretus, Bruno & The Souldiers). Illustrazioni e grafiche dell’LP sono stati realizzati dall’artista Andrea Grosso Ciponte, professore dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Il formato fisico in vinile è stato stampato dalla PPM. La copertina ha vinto il Best "Art Vinyl Choice" nel concorso BEST ART VINYL 2018 che premia i più bei vinili del panorama italiano.
Nel 2020 Vins Perri (Sharada) - batteria e voci - e Giuseppe Quaresima – basso - subentrano rispettivamente al posto di Simone Matarese e Stefano Lo Iacono per produrre nuovi brani presso il NUNULAB Studio (Mammola - RC) e il Black Horse Music Studio (Catanzaro). Inizia, dunque, una nuova stagione compositiva dove la poetica di Tommaso cambia prospettiva: dalle tematiche contemplative o introspettive dei primi due album, nel nuovo lavoro il cantante volge lo sguardo verso particolari fenomeni sociali, senza perdere l'opportunità di raccontarli attraverso giochi surreali e lenti caleidoscopiche. Nel 2023 il bassista Manuel Grandinetti entra nella formazione in sostituzione di Giuseppe.

Nel dicembre del 2023 esce in digitale con l’etichetta “Semplicemente Dischi” il primo singolo del terzo disco “Barbarie”, “Avatar”, insieme al videoclip realizzato in frame by frame da Raffaele Rotundo dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro.
Nel settembre 2024 esce il digitale sempre con la stessa etichetta il secondo singolo "Montevideo" insieme al videoclip realizzato dal regista Giuseppe Curti (aiuto regia in Freaks Out, Lo Chiamavano Jeeg Robot). Il 5 ottobre 2024 suonano a Faenza sul "Palco Crescendo" del Festival MEI mentre qualche settimana dopo il videoclip di Montevideo riceve il premio "Onda Rock Music Video Contest".
Il 21 Marzo 2025 esce in vinile e in digitale il terzo album Barbarie, anticipato dai singoli "A Terra" e "Johnny Freak".


Negli anni la band condivide il palco con gruppi come Jeniferever, Octopuss, Saint Just, Sick Tamburo, Bud Spencer Blues Explosion, Andy Timmons, Rezophonic, Omar Pedrini, etc; preziosa la collaborazione con Franco Dionesalvi per alcuni spettacoli di musica e poesia, presentati in rassegne come il “Festival delle Serre” di Cerisano, “Primavera dei Teatri” di Castrovillari e il “Festival Internazionale della Poesia” al MUDEC di Milano. Infine, si segnalano partecipazioni ai migliori festival musicali calabresi come Invasioni, Restart Cosenza Vecchia, Color Fest, Trame, Rock On Martirano Lombardo, Tradizionandu, Onda Rock etc.

 

BARBARIE

Tra le onde agitate della nostra umanità decadente, la band vuole offrire un nuovo equilibrio attraverso il linguaggio del rock alternativo, ricco di intenzioni cantautorali e libero dagli schemi dell’industria musicale nostrana. In un periodo storico in cui l'esistenza dell'umanità è messa alla prova e in discussione, in questo album i Nimby provano a raccontare, attraverso determinati personaggi e fenomeni sociali, le contraddizioni della nostra epoca. Se nei brani i testi di Tommaso fanno volgere lo sguardo verso gli ultimi della società, la copertina offre invece una prospettiva verso chi ha intenzione di manipolare le nostre menti e ci fa sprofondare nella Barbarie. Attraverso un gioco di assonanze il barbiere della copertina, realizzata su tela dall’artista Matteo Marcucci alias Mista Mark, è il medium a cui affidiamo ciò che antropologicamente di più vicino è alla mente dell’uomo: i capelli che, nella Storia del rock, sono un simbolo del vigore con cui viene trasmesso, attraverso linguaggi differenti, l’istinto controculturale del musicista. Il volto mostruoso nel quarto riquadro rappresenta il “taglio” finale realizzato dal Barbiere per sottomettere le nostre menti al Potere. Il disco, annunciato in precedenza dai singoli Avatar e Montevideo, è stato autoprodotto dalla band in totale modalità DIY; le registrazioni il missaggio e il mastering sono state affidate a due studi di Registrazione, il NunuLab (Mammola - RC) e il Black Horse MusicStudio(Catanzaro).

 

IL VINILE 

Il disco, annunciato in precedenza dai singoli Avatar e Montevideo, è stato autoprodotto dalla band in totale modalità DIY; le registrazioni il missaggio e il mastering sono state affidate a due studi di registrazione, il NunuLab (Mammola - RC) e il Black Horse Music Studio (Catanzaro). 

Oltre che al formato digitale è prevista anche l’uscita di un formato fisico molto speciale: sono state stampate 200 copie a 33 giri numerate, di cui le prime 100 su vinile colorato naturale con un multi splatter richiamante i colori della copertina, sono già soldout. Inoltre, l’inserto interno, coi testi da un lato e la copertina dall’altro, darà la possibilità di approfondire il contenuto delle liriche ed eventualmente utilizzare l’opera dell’artista Mista Mark presente come poster da incorniciare. 

La stampa del vinile, realizzata con l’etichetta catanzarese Semplicemente Dischi è stata affidata alla giovane fabbrica calabrese di Vinili Southbound Press, una delle pochissime fabbriche in Italia capace di offrire la stampa di vinili colorati splatter e marble.

 

 

martedì 30 settembre 2025

 


 

Slow Rush presentano il video Be Your Movie... estetica tra il pop, il kitsch e il trash... brano power pop con attitudine punk

Link a YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=4-ZosMo5hg8

 

 

Intro/Descrizione video:

Be Your Movie, ideato dagli Slow Rush e diretto da Alberto Frisinghelli, trasformano un brano già di per sé carico di riferimenti pop e nostalgia in un vero e proprio videoclip surreale. Il video si muove tra commedia e sogno ad occhi aperti, senza mai prendersi troppo sul serio, ma riuscendo al tempo stesso a fotografare perfettamente lo spirito del pezzo.

Il titolo è il cuore del gioco: Be Your Movie diventa sia una dedica romantica che un’irresistibile onomatopea campagnola (moo-vie), e il video sfrutta questo doppio registro con una serie di scene volutamente sopra le righe. Vediamo così mucche che rincorrono i protagonisti, sirenetti con barba e baffi, stanze anni 2000 tappezzate di VHS e poster, fino a telefonate infinite fatte da banane umane che chiamano altre banane. Ogni sequenza è un omaggio ironico e affettuoso all’immaginario adolescenziale che ha nutrito una generazione, tra teen drama americani e pomeriggi passati davanti alla TV.
La forza del video sta proprio nell’abilità di mischiare i registri: il tono goliardico e leggero non cancella la profondità del senso del testo, ma la amplifica, mettendo in scena quel senso di confusione brillante che accompagna le prime scoperte, i primi innamoramenti e i primi desideri che non corrispondono a ciò che il mondo si aspetta da te. È un linguaggio visivo che sembra dire: “sì, è tutto assurdo, eppure siamo esattamente qui, dentro questa assurdità, a riconoscerci”.
E se la componente estetica guarda dichiaratamente al kitsch e al trash consapevole (camerette colorate, glitter ovunque, accessori fuori moda tornati cool), a dare sostanza al tutto è il finale: una panoramica su Vicenza, la città natale del trio. Una chiusura semplice ma potentissima, che riporta il racconto all’origine, mostrando che dietro le parodie e i travestimenti c’è un gruppo che non ha paura di dichiarare da dove viene e cosa sogna di diventare.

Be Your Movie non è solo un video, ma un manifesto di intenti: gli Slow Rush non si limitano a citare la cultura pop, la vivono, la deformano e la restituiscono con la freschezza di chi vuole divertirsi ma anche lasciare un segno.
Autoironia punk e libertà queer, un piccolo cult in potenza, capace di parlare a chiunque sia cresciuto con cartoni animati, VHS impazzite e crush impossibili.

 

Biografia band:

Gli Slow Rush nascono nel 2020 a Vicenza e suonano con l'urgenza di chi sa che perdere tutto non è un'opzione. Emo-core, alternative rock, il suono di una VHS che si inceppa a metà di una scena che avresti voluto rivedere e un approccio “take-it-or-leave-it” che celebra l’autenticità sopra ogni compromesso con un’identità che oscilla tra l’accettazione del disagio e l'introspezione.

Slow Rush è molto più di un semplice progetto musicale: è un viaggio interiore che propone di mettere a nudo la verità, come una lente che indaga la realtà delle emozioni e dei pensieri nascosti, sfidando le convenzioni stilistiche musicali di un panorama stracolmo di falsità confezionate, scegliendo sempre la strada dell'autenticità cruda. Anche quando fa male.

 

 


ACCAME

presenta

"TI PRENDI IL MIO TEMPO"

 

GUARDA IL VIDEO

https://youtu.be/qV5z50ihKs8

 

 

 

ACCAME - TI PRENDI IL MIO TEMPO

Virgolettato

 

Ti prendi il mio tempo nasce nei primi anni di approccio al cantautorato, intorno al 2012 e parla di una storia d’amore dove gli equilibri non sono paritari; la parte forte prevale su quella più debole e la prevarica, costringendola a sottomettersi al suo volere emotivo

 

Nasce così un rapporto malato, fatto di decisioni prese solamente da una sponda, induzione a sensi di colpa inesistenti e tossicità sentimentale continua

 

Non è mai facile uscire da una situazione così perché si diventa succubi dell’altro, si ha paura a dire come ci si sente e di conseguenza ci si spegne lentamente, credendo di essere noi la parte sbagliata

 

Ma non è mai tardi per accorgersi che è arrivato il momento di porre fine a questo massacro, ci vuole solo la giusta dose di coraggio che arriva quando si è sfiniti e svuotati da una situazione che non ci appartiene più

 

E quando arriva, il grido di rabbia e di disperazione si fa grande e travolge tutto e tutti come un fiume in piena; il risultato è la fine della relazione e la consapevolezza di una nuova solitudine che ci farà bene, in quanto come un terreno lasciato a riposo ci preparerà sicuramente ad un nuovo inizio

 

“la luce mi sveglia e intorno a me c'è solo silenzio e questa polvere” dice un passaggio della canzone, niente di più vero; nella vita spesso e volentieri quando si dice la verità ci si ritrova sempre soli e l’unica compagnia è la polvere sul pavimento, illuminata dalla luce che filtra dalle persiane di un nuovo giorno ma con il quale non siamo ancora abituati a fare i conti

 

Ma veniamo alla musica: arrangiamento pop/rock con influenze dei primi anni 2000; chitarre acustiche leggermente scure e ritmate, tastiere costanti che sembrano quasi tenere il tempo, chitarre elettriche che entrano con rabbia nei ritornelli e che sembrano urlare tutto il loro sdegno, batteria e basso sincopati che richiamano a sonorità hip pop, campionature elettroniche ridotte al minimo ma con un omaggio nell’assolo alla musica rock alternativa e sinfonie dettate dagli archi nel finale, che aprono ad un ambiente sonoro cinematico e coinvolgente per l’ascoltatore

 

Nella canzone sono state registrate 14 voci tra principali, secondarie, cori e armonizzazioni, tutte fatte dal sottoscritto, ci tengo a ribadirlo perché la cura del dettaglio è diventata ormai il credo costante nella mia musica

 

Un ringraziamento in particolare e come sempre va alla mia “squadra” e quindi

-    Fabio De Angelis che ha curato produzione e arrangiamenti nonché mix e master

-    Gabriele Pallanca della Genova records che è il mio vocal coach nonché lo studio dove registro le voci delle mie canzoni

-    Studio Pianigiani Enrico, dove ho trovato l’ambiente perfetto per suonare le mie chitarre

 

TI PRENDI IL MIO TEMPO

 

ti prendi il mio tempo ti prendi tutto di noi

ti prendi il mio tempo ti prendi quello che vuoi

hai sempre deciso di testa tua

ho sempre respinto la noia

pensavo che fosse soltanto la mia

 

e adesso dammi un motivo perché no

non è stato poi tutto sbagliato

ma adesso fai un tentativo?

non si può provare a nascondere il passato

i giorni che passano così non hanno nessun significato

ti prendi il mio tempo senza noi

 

ti prendi il mio tempo ti prendi tutto di noi

ti prendi il mio tempo e ne fai quello che vuoi

hai sempre deciso di testa tua

ho sempre respinto la voglia

pensavo che fosse la mia fantasia

 

e adesso dammi un motivo perché no

non è stato poi tutto sbagliato

ma adesso fai un tentativo?

non si può provare a confondere il passato

i giorni che passano così non hanno nessun significato

ti prendi il mio tempo senza noi

 

ma questo sogno è svanito come le parole di un film dimenticato

ma adesso il tempo è finito come le speranze di un uomo condannato

la luce mi sveglia e intorno a me c'è solo silenzio e questa polvere

 

ti prendi il mio tempo senza noi

ti prendi il mio tempo senza noi

ti prendi il mio tempo senza noi

 

riprendo il mio tempo senza noi

 

 

 

ACCAME - Biografia

 

Accame è il nome d'arte del cantautore ligure Giuseppe Accame

 

Egli è avvicinato al cantautorato grazie allo studio della chitarra acustica, strumento che utilizza principalmente nelle sue produzioni

 

Il suo viaggio nella musica inizia nel 2023 con lo pseudonimo di Giù pubblicando l'EP "Ragazza Rossetto Fragola" una raccolta di quattro canzoni che parlano d’amore senza tanti compromessi e giri di parole

 

Il 2024 si apre con la pubblicazione del suo secondo EP "Non doveva andare così" prodotto interamente in casa  e di altri due singoli "Dimmi che lo sai" canzone che tratta la paura del futuro incerto e "Lacrime di Venere" ispirata dal film The Aeronauts

 

E' a questo punto che Giuseppe decide di dare una svolta diversa al suo progetto, questo per dare maggiore identità e professionalità e cambia nome in semplicemente Accame

 

Da questo momento le sue produzioni verranno fatte interamente in studio e avvalendosi di personale altamente qualificato e del settore (arrangiatori, musicisti, fonici, ingegneri del suono, grafici, videomaker, ufficio stampa, ecc.)

 

Accame crea così la sua “squadra perfetta” per il suo intento artistico

 

Il finale del 2024 è foriero di molte novità e vede l’uscita del suo primo singolo in questa nuova veste che poi è un remix, in vista della stagione estiva, di un brano precedentemente pubblicato e cioè "Estate da rich remastered summer 2024" canzone che scherza bonariamente sull’utilizzo dei social ai fini di immagine, seguito cronologicamente da “Le mie cure” canzone contro le ingiustizie e la prepotenza dei grandi della terra e che vanta la speciale partecipazione delle voci bianche del Piccolo Coro Anna e Aldo Faldi di Lavagna (GE), “La storia di un minuto” che racconta di un incontro inaspettato e “Colpo di Fulmine” una dedica al sentimento più importante che c’è

 

Il 2025 si apre con la pubblicazione di “Siamo ancora qui”, una ballata rock malinconica con i ricordi della generazione anni 60/80 e con “Non sarà facile” una canzone che parla di un tema delicato, la guerra e i conflitti armati. L’estate vede uscire “Fino a tre”, una riflessione interiore che parla di tutto quello che ci viene a mancare quando un rapporto finisce

 

 

Il suo genere di riferimento è il Cantautorato-Pop ma Accame ama spaziare anche con contaminazioni di tipo British, Country, Rock ed Elettronico, cercando sempre il migliore vestito per le proprie canzoni

 

 

 

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